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Il Diritto di Contare

Mi sento di consigliare la lettura de Il diritto di contare, in quanto ritengo sia un libro di grande impatto in un’epoca di consapevolezza sociale poiché permette ai lettori di comprendere la difficile realtà in cui vivevano e vivono ancora oggi la comunità nera e le donne. Allo stesso tempo, trasmette un messaggio di positività e speranza, in quanto questa storia è un vero e proprio inno ai diritti civili, contro le discriminazioni razziali e i pregiudizi.

Il diritto di contare, il cui titolo originale è Hidden Figures, è un saggio pubblicato nel 2016 da Margot Lee Shetterly, saggista e scrittrice afroamericana. In quest’opera viene raccontata la storia di alcune matematiche afroamericane che lavorarono alla NASA, contribuendo al successo del programma spaziale degli Stati Uniti.

Trama

Per sopperire alla mancanza di personale maschile impiegato sul fronte durante la Seconda Guerra Mondiale l’industria aeronautica americana decise di assumere un gruppo di donne afroamericane laureate in matematica, insegnanti nelle scuole pubbliche “per neri” nel profondo Sud degli Stati Uniti. Il diritto di contare narra proprio la storia realmente accaduta della matematica e fisica Katherine Johnson e delle sue colleghe Dorothy Vaughan e Mary Jackson che hanno reso possibile il lancio della capsula della NASA con a bordo John Glenn, il primo astronauta a compiere un’orbita completa della terra nel 1962.

Considerazioni personali

Dal titolo originale inglese, ovvero Hidden Figures, si può già capire il tema principale affrontato nell’opera, ossia quello del razzismo e delle disuguaglianze. Infatti, le parole “Hidden”, nascosto, e “Figures”, che in inglese significa sia numeri che figure, creano un gioco di parole che rimanda al non riconoscimento del talento e delle capacità di queste donne da parte della società, “figure nascoste” in quanto appartenenti a due gruppi fortemente discriminati, gli afroamericani e le donne.

Katherine, Dorothy e Mary non erano discriminate solo per la loro pelle, ma anche per il semplice fatto di essere donne. All’epoca si riteneva che le donne non avessero le stesse capacità intellettuali degli uomini, erano viste come “non abbastanza intelligenti” e non idonee a determinati tipi di lavori. A loro spettava prettamente il compito di occuparsi della casa e dei loro figli, senza possibilità di migliorare la loro posizione sociale e aspirare a una potenziale carriera professionale.

Nonostante siano passati molti anni dagli eventi narrati in questo libro, la situazione attuale sfortunatamente non si discosta molto da quella denunciata dall’autrice. Infatti, la società contemporanea è ancora oggi permeata da forti disuguaglianze non solo a livello razziale, ma anche di genere, in numerosi campi. Le donne sono pagate meno degli uomini, sono più esposte a lavori precari, rimangono occupate in ruoli che non tengono conto delle loro reali qualifiche di studio o capacità professionali, con il lavoro domestico in gran parte sulle loro spalle. Un altro gruppo particolarmente colpito, è la comunità nera. Sebbene attualmente la segregazione razziale non sia più così evidente come in passato e non vengano più affissi divieti in luoghi pubblici e sul posto di lavoro, gli episodi razzismo continuano ad essere all’ordine del giorno. Troppo spesso i media denunciano episodi di violenza ingiustificata nei confronti delle persone di nere. Recentemente, l’ultimo caso che ha sconvolto l’opinione pubblica è stato quello di George Floyd, il 46enne afroamericano ucciso a Minneapolis da un agente di polizia. Tuttavia, non si tratta di un caso isolato, episodi di questo genere sono sfortunatamente ancora presenti e più frequenti di quanto crediamo.

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