“Un tempo designato gli eletti verranno qui e troveranno lo scrigno e le tavolette, apprenderanno tutto quello che ti ho dettato e da quel momento in poi il vero racconto degli inizi, dei tempi antecedenti, dei tempi antichi e della grande calamità saranno noti come le parole del signore Enki. Sarà un libro di testimonianza del passato e un libro di predizione del futuro, poiché il futuro è racchiuso nel passato e le prime cose saranno anche le ultime”.
Enki, comandante degli Annunaki.

Questo curioso e affascinante racconto epico, narrato dal punto di vista di uno scriba che trascrisse le riflessioni del Grande Dio Enki, è una ricostruzione di eventi circa le origini della civiltà umana. L’autore, Zecharia Sitchin, è stato un sostenitore della teoria deli antichi astronauti o teoria del paleocontatto, che ipotizza un contatto tra civiltà extraterrestri e antiche civiltà umane; circa 445.000 anni fa gli Annunaki, astronauti provenienti dal pianeta Nibiru, il dodicesimo pianeta del sistema solare, giunsero sulla Terra in cerca di oro e attraverso la manipolazione genetica, crearono l’Uomo. Gli eventi successivi al loro arrivo e le conseguenze delle loro visite sull’evoluzione dell’umanità sono state descritte da Sitchin nella serie Le cronache terrestri. Sulla Terra gli Annunaki fondarono Eridu la “casa lontana” e assunsero il ruolo di divinità, trasmettendo la civiltà al “nuovo” genere umano e insegnando agli uomini a venerarli.

Sorge, però, una domanda fondamentale: che cosa spinse gli astronauti a lasciare Nibiru e ad intraprendere viaggi nello spazio? Ciò che mancava nelle opere precedenti era proprio il punto di vista degli Annunaki stessi, il motivo per il quale sono arrivati a stabilirsi sulla Terra, e le informazioni relative alla loro vita su Nibiru. Per poter rispondere a queste domande serviva la testimonianza di chi aveva vissuto in prima persona quelle vicende; Sitchin si mise così alla ricerca di prove e, grazie allo studio appassionato di numerose fonti archeologiche, è riuscito a ricreare le memorie di Enki, il comandante degli Annunaki. Enki era considerato la divinità dell’acqua, il suo epiteto era, infatti, E.A., ovvero “Colui la cui casa è Acqua”. Solo in seguito egli fu nominato ENKI; secondo alcune teorie En- sta per Signore e -Ki sta per Terra, dando origine a “Signore della Terra”.
Si tratta di un libro avvincente e interessante che potrebbe offrire molto spunti di riflessione anche a coloro che non condividono le teorie di Sitchin; un libro scorrevole che tiene il lettore con il fiato sospeso fino alla fine e che affronta molti temi attuali, aiutandoci a comprendere diversi aspetti delle società moderne. Il libro perduto del Dio Enki offre molte risposte soddisfacenti, ma allo stesso tempo ci lascia con la curiosità e la voglia di approfondire determinate tematiche e fa sorgere nel lettore numerosi quesiti.