“Chi è l’interprete? È colui che mette in comunicazione due o più mondi, culture e lingue, con un solo obiettivo: far comprendere anche ciò che le parole non dicono. È un filtro, un messaggero, un consigliere e, anche, un funambolo. È la voce degli altri.”
Paolo Maria Noseda
Il traduttore e l’interprete devono mantenere sempre nei confronti dei colleghi un atteggiamento di cordialità e lealtà, al fine di rendere più serena e corretta l’attività professionale. Devono astenersi da ogni attività o forma di pubblicità che possa arrecare danno o pregiudizio ad altri colleghi.

Si pensa che un buon interprete è un interprete invisibile. In altre parole: se fa un buon lavoro, per quanto in realtà svolga un ruolo attivo e fondamentale, nessuno si accorge della sua presenza, perché la comunicazione procede senza intoppi e agli occhi del pubblico c’è una perfetta sintonia tra la componente visiva della comunicazione (il relatore sul palco) e quella uditiva (la voce dell’interprete in cuffia, nel caso della simultanea).
In merito alla bufera che si è scatenata per le espressioni dell’interprete italiana del presidente degli Stati Uniti Donald Trump durante l’incontro con il nostro presidente Sergio Mattarella, è emerso che l’interprete Elisabetta Savigni Ullmann era, probabilmente, molto concentrata sull’ascolto e sull’interpretazione consecutiva. Il suo volto appare spesso perplesso, dato l’impegno nel dare senso a significati complessi e a renderli in un’altra lingua. Indipendentemente da ciò che pensava veramente, l’incidente mostra un evento raro: un’interprete che fa notizia.

L’invisibilità degli interpreti li protegge dall’essere ritenuti responsabili delle loro interpretazioni errate o dall’essere accusati di interferenze e li aiuta a conseguire una comunicazione trasparente. Inoltre, questo comporta anche delle implicazioni per il loro riconoscimento professionale, in quanto devono agire come figure nascoste. Naturalmente non sono veramente invisibili, sono infatti fisicamente visibili e udibili, ma il loro ruolo è quello di rimanere in secondo piano. Quanto meglio un interprete esperto riesce a facilitare l’interazione tra persone senza mostrare agitazione o difficoltà, tanto più è considerato esperto in ciò che fa.
Tuttavia, questi professionisti “nascosti” raggiungono la loro realizzazione attraverso il ruolo critico che svolgono nel loro particolare ambiente di lavoro, rimanendo eroi non celebrati. In un’epoca di continua auto-celebrazione, c’è chi si costruisce una carriera nascondendo la propria professione agli occhi del pubblico, per aiutare altre persone ad avere successo.